martedì 1 dicembre 2015

Avvent..atevi su quella pentola a pressione che prende polvere all'interno del ripostiglio!

Eh sì, oggi è il primo dicembre! E' iniziato il periodo di Avvento, ed essendo sempre più vicini i bagordi natalizi, mi sembra carino rendermi utile e cercare di avvicinare i diffidenti a questo oggetto bistrattato da tanti che è la pentola a pressione e che potrebbe rivelarsi davvero un'ottima alleata per le prossime preparazioni festive. Era un discorso che in realtà ricordo di aver già intrapreso in questa sede qualche tempo fa, poi di riffa e di raffa lo avevo abbandonato lì. Dopo aver sentito le ennesime due amiche che non la utilizzano perché hanno paura che esploda, sento però bisogno di iniziare una personale battaglia a favore di questa mitica pentola, compagna fidata della mia vita fin da quando ero piccola (non chiaramente perché la utilizzassi io eh, ma perché ne faceva largo uso la mia mamma e, ho poi scoperto, anche mia suocera).

Sfaterei intanto un primo mito: a meno che non si usino comportamenti scorretti, tipo riempirla oltre il limite segnalato all'interno, o non utilizzare liquidi, o dimenticarsi di chiudere la valvola, infine scegliere alimenti inappropriati o utilizzarne una vecchia e priva di manutenzione, la pentola a pressione NON può esplodere!!! Se utilizzata nel modo giusto, sarà un grande aiuto, non solo per sveltire i tempi di cottura, ma anche per migliorare la cottura stessa degli alimenti, in particolare delle carni che risultano decisamente più tenere che non cotte in un tegame tradizionale.

Con la pentola a pressione si possono preparare un'infinità di ricette di cui è pieno il mondo del web e sulle quali non mi sto a soffermare, tuttavia ci sono dei piatti che io proprio non preparo mai senza la mia pentoluccia e su questi posso essere particolarmente d'aiuto: se volete darmi retta e tirare finalmente fuori dal ripostiglio la reietta e darle una chance, vi spiego volentieri qualche trucco. Intanto però cominciate a farci amicizia: ora che l'avete presa e ripulita dopo il lungo letargo, osservate bene il coperchio: se avete un modello tradizionale, troverete ai lati del manico due diverse valvole. Una, che si può alzare e abbassare, è lo sfiatatoio; l'altra è invece quella valvola di sicurezza che garantisce che voi possiate usarla senza rischiare la pelle vostra e della cucina. Una volta conosciuto il coperchio il grosso è fatto, non vi resta che fare un bel respiro e provare a cucinare.

Vogliamo iniziare da un piatto semplicissimo, ma che vi sorprenderà? il risotto! Anche di questo avevo già parlato, ma senza tornare su ricette già un minimo elaborate, partiamo da un riso veramente basic: per prima cosa preparate un classico misto da soffritto con cipolla, carota e sedano e mettetelo nella pentola con un bel filo d'olio; quando vedete che le verdure imbiondiscono mettete a tostare il riso (calcolate 2 pugni a persona più un pugno "per la pentola") mescolandolo bene. Dopo qualche istante bagnatelo con un po' di vino bianco e lasciatelo evaporare, sempre mescolando. A questo punto dovete semplicemente coprire con il brodo il riso (o se preferite con acqua aggiungendo un dado), in modo che ce ne sia un dito al di sopra, non di più, e chiudere la pentola. Una volta chiusa controllate che lo sfiatatoio sia abbassato e la fiamma alta: dopo pochi minuti sentirete un forte sibilo e vedrete uscire vapore dallo sfiatatoio...non spaventatevi!!! è del tutto normale ed è il segnale che dovete abbassare al minimo la fiamma e azionare il timer a 9 minuti. Quando il timer suona il vostro risotto è pronto, senza aver girato in continuazione e senza aver aspettato circa 20 minuti. Dovete solo tirare su la valvola e fare uscire tutto il vapore residuo: questa operazione è FONDAMENTALE, ma grazie alla presenza della valvola di sicurezza, che non si abbassa prima che il vapore sia completamente uscito impedendo così l'apertura del coperchio, non c'è possibilità di dimenticarsene! Una volta aperta la pentola vi sembrerà che il riso sia brodoso, ma basterà mescolarlo perché diventi subito della giusta consistenza. A questo punto potete aggiungere un bel pezzo di burro e, a piacere, del formaggio che si sciolga (gorgonzola, ad esempio...oppure semplicemente delle sottilette): un'ultima mescolata e potete servire! 

Un altra cosa per cui la pentola a pressione si rivela fondamentale è la cottura della carne, che risulta molto più tenera e saporita e necessita di minor tempo di cottura. Se preparate degli involtini o magari le fettine alla pizzaiola, o un bell'arrosto, ricordatevi di irrorare la preparazione con un bicchiere scarso di liquido, altrimenti risulterà troppo brodosa dato che la carne in cottura perde i suoi liquidi. Il buono della cottura in pentola a pressione è che però non perde le sostanze nutritive! E qui mi aggancio alla cottura delle verdure, che, con l'apposito cestello opzionale che si trova anche nei supermercati, vengono cotte a vapore e mantengono vitamine, sali minerali e quel bel colore brillante che le contraddistingue. A differenza però della tradizionale vaporiera o del forno a microonde, i tempi sono davvero ridotti: un bel broccolo romanesco si cuoce bene in 6 minuti, gli spinaci in 3, i fagiolini in 4, tanto per fare qualche esempio. E che dire poi di un bel minestrone misto...ora che fa freddo non c'è niente di meglio! Per ottenerlo bello ricco ed abbondante, vi consiglio di fare così: la sera prima lessate un broccolo con un bicchiere d'acqua (non a vapore, proprio nella pentola: basterà ammorbidirlo un pò, circa 5 minuti) e, una volta lessato, mettetelo da parte e mettete 3 pugni di fagioli secchi nell'acqua di cottura; lasciateli in ammollo tutta la notte e il giorno dopo aggiungete una bella manciata di lenticchie secche, il broccolo e tutte le altre verdure che avete piacere di mettere (a me piacciono abbondanti cipolle, verza, pomodori, patate, spinaci), tagliate a tocchi non troppo grossi. Coprite con acqua fino alla tacca segnata all'interno e aggiungete un bel dado e un cucchiaio di concentrato di pomodoro. Chiudete e cuocete per 30/35 minuti a partire dal sibilo. 

Non mi dilungo oltre, ma spero di avervi dato qualche valido spunto e di aver fatto venire voglia alle paurose di scoprire questa magnifica alleata: se vincerete la ritrosia sono certa che esclamerete "mai più senza!". Se la cosa vi ha stuzzicato, continuerò volentieri il filone suggerendovi nei prossimi giorni qualche ricetta specifica per i pranzi e le cene natalizi.

la mia preziosa amica, con le due valvole bene in vista



lunedì 23 novembre 2015

Elogio della complessità dei sapori...o del sapore della complessità

Mi fa effetto tornare qui dopo tanto tempo...ciao! Erano anni che aspettavo un'ispirazione che tardava ad arrivare: le figlie sono cresciute e non sono più gnome come agli inizi e perfino i loro gusti alimentari, pur sempre generalmente monotoni, cominciano ad essere leggermente più variegati...parlare di alternative alla pasta in bianco non mi appassiona più e, del resto, la rete è sempre più piena di idee in tal senso, non potrei offrire un contributo significativo. Eppure mi è tornato improvviso il desiderio di scrivere, forse spinta dagli avvenimenti tragici degli ultimi giorni. Tranquilli, non ho alcuna intenzione di fornire opinioni non richieste, ma, come credo a tutti, anche a me i fatti di Parigi hanno fatto riflettere parecchio su tante cose, non per forza legate al terrorismo, ma sulla vita in generale. 

In particolare, ho pensato all'impatto che la globalizzazione ha avuto sulle nostre abitudini quotidiane e a come il nostro rapporto con le realtà straniere sia in continua evoluzione: ricordo bene quando, una trentina di anni fa, ci si approcciava ai primi ristoranti cinesi...inizialmente c'era diffidenza: ma cosa sono questi involtini? non si capisce nemmeno cosa ci sia dentro...e se poi ti mangi la carne di cane? mica te lo dicono...però, la curiosità era troppa per resistere e così si passò prima ai timidi assaggi e poi, tutto sommato, all'amore puro per i ravioli al vapore e il riso cantonese; e vuoi mettere il divertimento? era uno spasso ritrovarsi con gli amici a tirarsi involontariamente i wan ton nei capelli perchè non si era capaci di afferrarli con le bacchette! Passato qualche anno, però, i ristoranti cinesi si sono moltiplicati e mangiare tanto a prezzi modici è diventato un'abitudine: l'entusiasmo della novità e dell'esclusività è venuto meno, il cibo cinese è divenuto pian piano parte della nostra quotidianità e oltretutto gli si è affiancata una moltitudine di altri ristoranti etnici, dall'eritreo al greco, al tanto attuale giapponese, che lo hanno reso sempre meno attraente ad un pubblico esigente e desideroso di assaporare cose nuove. 

Ecco, ho citato il ristorante cinese per fare un esempio semplice, ma il nostro approccio con le realtà estere è così un pò per tutto: si inizia con la fase di diffidenza, si passa alla curiosità, ci si abitua, ci si dimentica. Non riusciamo ad apprezzare realmente il contributo che la diversità apporta alle nostre vite, perché prendiamo quel che ci serve nel momento in cui ci serve, ma poi finisce lì, ognuno per la sua strada....è per questo forse che l'integrazione è difficile, almeno per chi ha già raggiunto l'età della ragione (i bambini no...loro, così privi di sovrastrutture, sanno davvero cosa significhi fondere le proprie radici con quelle altrui, sanno imparare, sanno ricevere e sanno trasmettere senza reticenze, dando vita ad un magnifico interscambio che arricchisce entrambe le parti): la diffidenza nei confronti del diverso ci porta a non aprirci, a non confrontarci, a non aver davvero voglia di capire l'altra persona. Siamo assolutamente eccelsi nel dare giudizi di primo pelo, ma non altrettanto bravi nel voler conoscere e nel volerci fare conoscere. Come se uno avesse paura, perchè ad aprirsi troppo poi gli altri si approfittano e ci rubano tutti i segreti. Ma quali segreti, di preciso? Ecco...ho citato un esempio gastronomico e tutto sommato non l'ho fatto a caso: l'ambito culinario è forse quello in cui abbiamo meno reticenze...il palato è sempre stato il punto più vulnerabile dell'italiano medio, ma oserei dire dell'uomo medio, per lo meno di quello occidentale; il che ci porta ad avere il desiderio di contaminare, sperimentare, confrontare, apprendere. E quanta soddisfazione nell'assaporare la tanto decantata "cucina fusion"! Sì, tanta soddisfazione: perchè l'unione, ad esempio, della cucina araba con quella mediterranea è uno spettacolo, sapori diversissimi che si combinano tra loro in un'alchimia magica che sorprende le papille gustative...e lo stesso succede se si combinano tra loro la maggior parte delle culture gastronomiche: le ricette segrete delle nonne africane con quelle delle nonne napoletane, il sapere dello chef spagnolo con quello dello chef statunitense e via discorrendo. 

Siamo allettati dalla comunione di sapori, ma respingiamo la comunione di spiriti, di pensieri, di idee...e, purtroppo, respingiamo soprattutto la comunione di intenti, che dovrebbe essere quella invece più auspicabile. Dovremmo lasciarci guidare di più dal palato, forse...lasciare che lo stesso entusiasmo che ci porta ad assaporare un cibo diverso ci trascini a voler assaggiare anche un tipo di rapporto diverso con le persone, farci contaminare dalle culture e avere desiderio di contaminare anche gli altri. Il mio è un discorso lato: la diffidenza verso lo straniero credo sia la cosa più globalizzata in assoluto! Siamo diffidenti noi quanto lo sono gli altri. Ci manca quello step che fa sì che si riconosca il reciproco arricchimento che deriva dalla corretta comunicazione...

Mia mamma, come già avevo raccontato in precedenza in questa sede, non era esattamente una cuoca provetta e non amava affatto sperimentare sapori nuovi (le rare volte che ha messo piede in un ristorante cinese ha ordinato un'omelette); è accaduto tuttavia che una volta, non saprei nemmeno quando, avesse assaggiato un piatto che io definirei improbabile, eppure le piacque tanto e tentò di riprodurlo a casa. Da allora divenne uno dei suoi cavalli di battaglia e perfino io, che invece adoro assaggiare cose insolite (nei limiti del commestibile, si intende!), ho fatto fatica ad assaggiarlo. Questo per dire che, nel momento in cui si riescono ad abbattere le barriere e le sovrastrutture, si diventa davvero liberi e si trova la chiave per apprezzare le diversità e trarne giovamento.

...Che per caso volete sapere di che piatto si trattasse???? ok, vi lascio la sua originale trascrizione del "riso alla cubana"...a voi decidere se sperimentare o meno ;-) 


martedì 19 marzo 2013

A mio padre

Chi mi conosce bene, soprattutto chi mi ha conosciuto da piccola o da adolescente, sa che non ho mai avuto un rapporto semplice con mio padre.
Già, perchè di lui tutto si può dire, tranne che fosse una persona comune o con cui fosse facile rapportarsi.
Non che fosse un burbero o una persona cattiva, o peggio che incutesse timore...direi proprio il contrario, tuttavia era una persona in grado di spiazzarti sempre e capace di farti esasperare fino al limite del possibile...ma al tempo stesso, di farti una tenerezza infinita.

Viveva in un mondo tutto suo e io mi ci sono sempre scontrata, forse perchè questa sua mancanza di concretezza e di interesse per il quotidiano spesso mi portava a credere che fosse distaccato anche da me, anche se in realtà così non era.

Abbiamo passato anni alternando silenzi infiniti ad urla violente...l'unico modo che conoscevo a volte per riuscire a comunicargli i miei sentimenti. Lui, i suoi, non li comunicava mai...non l'ho mai visto ad esempio piangere, anche quando ai miei occhi avrebbe avuto motivo, non l'ho mai visto nemmeno preoccuparsi. Gli ultimi anni di vita in comune, quando mamma ormai ci aveva già lasciati, per me sono stati l'inferno...cercavo ogni pretesto pur di uscire, ogni modo per evadere, qualsiasi scusa per evitare un confronto che già sapevo mi avrebbe portato all'esasperazione. 

Ma quando finalmente ho varcato una volta per tutte la porta di casa e mi sono sì sentita sollevata...ho cominciato anche ad avvertire quel vuoto che forse ho compreso davvero solo qualche anno fa, quando anche lui se n'è andato: mi sono resa conto che tra un padre e una figlia, per quante incomprensioni possano esserci, c'è un legame che va al di là di gesti e parole. Una sorta di richiamo ancestrale, che ti fa riconoscere un senso di appartenenza che non si può forse descrivere, ma di sicuro si sente nel profondo del cuore.

Oggi che vedo le mie figlie tanto legate al padre ricordo con nostalgia ed affetto la mia infanzia, quando ancora lui era il mio riferimento scevro da condizionamenti e devo dire che essere madre mi ha reso più indulgente verso tante cose poi successe dopo. Così pian piano ho sentito nascere tenerezza verso quello che lui è stato, ho compreso tanti aspetti positivi che prima non riuscivo a vedere, ho maturato la consapevolezza di aver ricevuto da lui più di quanto non pensassi...E' tardi ora, forse, visto che son quasi dieci anni che è mancato, ma sento di dovergli dire grazie.

Grazie papà perchè mi hai insegnato ad andare oltre le apparenze, ad essere sempre me stessa, a seguire il mio istinto; a guardare lontano, ad apprezzare le piccole cose, a godere di ciò che ho, a vedere sempre il lato positivo. 

Amavi tanto il mare e a lui abbiamo affidato i tuoi resti...ogni volta che sento la brezza adesso penso a te e sorrido...sento che infine ci siamo capiti.



martedì 5 marzo 2013

strane creature

Quando proprio la fantasia raschia il fondo del barile e, aprendo il frigo, sembra di sentire l'eco nonostante effettivamente non sia del tutto vuoto (ma non sai magari come combinare tra loro i vari pezzi presenti!)...ecco, allora deve scattare la molla del riciclo!

Ovvero quella folgorazione che ti fa mettere insieme cose che apparentemente non hanno parentela e ricavare un ibrido tutto sommato sensato.

Anche cose che soltanto a dirle possono fare senso, più che averne...tipo il polpettone creato domenica mattina: sabato sera, complice la visita di amici privi di prole, abbiamo lasciato le gnome a casa col cognato e lo abbiamo autorizzato a cibarle con Happy meal; il risultato è che è avanzata una bella porzione di patatine che sono state diligentemente sistemate in frigo. Ora...voi potete immaginare qualcosa di più triste delle patatine fritte consumate il giorno dopo? eh, difficile...però di buttarle proprio non mi andava e così, dovendo preparare un pò di hamburger per la scorta freezer, ho pensato di preparare anche un polpettone e di infilarci dentro le patatine!

Può sembrare terrificante, mi rendo conto, ma alla fine garantisco che è stata una sorpresa: praticamente ho preparato il classico impasto per hamburger/polpette, l'ho steso in forma rettangolare con l'aiuto della cartaforno e poi vi ho rovesciato le patatine e le ho coperte con qualche sottiletta, infine ho arrotolato il tutto e l'ho messo in forno per circa un'ora, irrorato col vino bianco. Era bello saporito e ce lo siamo spazzolato tutto!

Questo non vuole certo essere un suggerimento per una ricetta da ripetere, anche perchè non mi sognerei mai di comprare patatine con l'intento preciso di renderle farcitura da polpettone, ma è uno spunto per una più ampia discussione: voi riuscite a unire avanzi e fantasia in qualcosa di buono? Ricordate un piatto particolarmente riuscito derivato da pietanze diverse del giorno prima?

Da noi è un caso raro che avanzi qualcosa, visto che tendenzialmente siamo non buone, ma ottime forchette (magari non tanto le gnome...ma io e il marito ci difendiamo benissimo!), tuttavia quando avanza qualcosa mi viene più spontaneo riscaldarla così com'è senza pensare a qualcosa di innovativo...ma questo esperimento mi ha stuzzicato! Vorrei sapere da voi se avete segnalazioni interessanti in merito ;-)

Tra l'altro, cercando qua e là notizie in tema, ho trovato questo libro che dovrebbe essere davvero simpatico:


martedì 19 febbraio 2013

andiamo a rotoli

Beh, per quanto riguarda il nostro Poveropaese direi che ce ne siamo accorti tutti, soprattutto ora che ci stiamo avvicinando a grandi passi alla tornata elettorale...ma io non voglio certo tediarvi con discorsi politici!

Ieri ho preparato un ottimo rotolo alla Nutella e ho riflettuto su come tante cose buone, in cucina, siano arrotolate :-)

Dagli antipasti al dessert, il rotolino funziona sempre...tanto che si ritrova poi bello bello sui fianchi o sulla panza! E questo perchè ogni pietanza arrotolata è ricca e saporita, unione perfetta di più sapori.

Penso ad esempio alla sfoglia di mozzarella con prosciutto e maionese, alle girelle di pancarrè che postai tempo fa, a quelle altrettanto buone fatte con la sfoglia, ai rotoli di crepes, ai polpettoni farciti...c'è solo l'imbarazzo della scelta e poi sono semplici da preparare e golosi anche per gli gnomi.

Oggi però mi soffermerei sugli involtini, perchè ultimamente li faccio spesso: a Natale ci hanno regalato un prosciutto intero e per prepararli ne faccio largo uso. Il bello degli involtini è che ci puoi davvero cacciar dentro di tutto, tanto il risultato sarà sempre buono. Naturalmente vanno preparati con la pentola a pressione e fatti cuocere tanto, pur essendo piccoli, in modo che vengano proprio teneri: se li faccio con le fettine di manzo o vitello, sempre sottili e non troppo grandi, solitamente ci metto dentro appunto prosciutto o mortadella, pezzi di verdure (quelle che ho in frigo: carote affettate sottili, zucchine, melanzane...), capperi, olive, pezzi di formaggio o sottilette e li lascio cuocere almeno 40 minuti; se invece li faccio con pollo o tacchino preferisco sempre usare il crudo o lo speck, che danno più sapore e li lascio cuocere anche 50 minuti, perchè è una carne più secca.

L'ultima versione, devo dire proprio buona, che ho provato è stata fettine di tacchino con prosciutto crudo e asiago: per cuocere ogni involtino in pentola a pressione bisogna infarinarli leggermente e lasciarli soffriggere con olio e un pò di base per soffritto finchè non sono ben dorati, dopodichè si aggiunge un bicchiere con metà vino e metà acqua e, volendo, si aggiungono un paio di patate a tocchi grossi; si aggiusta di sale (o si aggiunge un dado), si chiude e, dal sibilo, si lascia cuocere per i tempi che ho detto sopra. Non sono male anche fatti in umido, aggiungendo al vino polpa di pomodoro e al posto delle patate, volendo, i piselli.

E ora vi scrivo meglio come fare il rotolo alla Nutella, perchè è sorprendentemente semplice e, avendolo preparato ieri per la prima volta, non avevo davvero idea che fosse così buono!!!!
Si sbattono molto a lungo 4 tuorli con 90 gr di zucchero, 1 cucchiaio di miele e una bustina di vanillina, finchè non diventano chiari e spumosi; a parte si montano a neve poco ferma i 4 albumi con un pizzico di sale e 50 gr di zucchero. Si uniscono i due composti e si aggiungono 100 gr di farina setacciata, incorporando sempre tutto con movimenti dal basso verso l'alto in modo da incamerare aria. A questo punto si rovescia il tutto sulla leccarda del forno coperta di cartaforno e si ottiene uno strato alto circa un cm, che si inforna a 220° forno statico per circa 6 minuti, o comunque fin quando diventa leggermente dorato ma non scuro. Si sforna e si toglie subito dalla leccarda, si cosparge la superficie con qualche cucchiaiata di zucchero e la si copre con pellicola bene anche sotto i bordi, in modo da mantenere l'impasto umido anche mentre si raffredda. Quando si è freddato si spalma sopra un vasetto di Nutella (o di marmellata, se preferite) lasciando un pò di spazio ai bordi e si arrotola aiutandosi con la cartaforno (seguendo il lato corto). Se poi riuscite a non avventarvici sopra subito potete farlo riposare in frigo una ventina di minuti e poi tagliarlo meglio, altrimenti...fategli male immediatamente!!!




martedì 5 febbraio 2013

di muse e fonti di ispirazione

Ecco...è bastato dire "voglio scrivere di più, voglio variare gli argomenti" per scomparire!

Sono in uno di quei periodi completamente privi di ispirazione, non so se capitano anche a voi: vorrei anche scrivere eh, ma di fatto, quando mi siedo alla scrivania per buttar giù le idee, mi rendo conto che le idee in realtà non ci sono...o magari non riesco a metterle in ordine e trasformarle in qualcosa di coerente e di scritto.

L'argomento culinario al momento non mi attrae...per cercare qualche folgorazione provo di tanto in tanto a seguire qualche programma a tema, ma...anzitutto la mia "vecchia" musa, la Parodi, mi ha tradito: mi piaceva seguirla quando dal suo cucinino proponeva piatti semplici ed evidentemente farina del suo sacco, ma ora che spadella svolazzando sull'immancabile tacco 12 nel grande studio televisivo, per giunta proponendo ricette altrui (che la fanno pure arricchire, e tanto!), mi è decisamente venuta a noia; ogni tanto mi diverte Cambio cuoco, trasmissione su Lei in cui due famiglie si scambiano il/la cuoco/a di casa per il pranzo domenicale, ma nell'insieme mi urta un pò la saccenza di queste casalinghe che vogliono mettere in mostra se stesse e le proprie vere o presunte abilità; Borghese mi sta cordialmente sulle palle...

Alla fine l'unico programma davvero appassionante è Masterchef Italia, giunto alla sua seconda edizione...lo seguo avidamente con tanto di gruppo di ascolto su Whatsapp ;-), ma al momento attuale vedere questi novelli Marchesi destreggiarsi tra piatti impensabili o impreparabili, almeno per una peracotta come me, anzichè stimolare a preparare cose nuove mi fa crescere il desiderio di piatti pronti. Ma confido sia solo un periodo...spero che Carlo Cracco risvegli in me gli istinti culinari...visto che mi sembra piuttosto bravo a risvegliare istinti di qualsivoglia tipo!

Al di là dei programmi televisivi, comunque, la vera ispirazione ormai sono (o dovrebbero essere!) i food blogger: non parlo certo di fanfaroni come me eh, ma di quelle persone competenti che scrivono di cibo in modo completo, esaustivo e, soprattutto, proponendo piatti e sapori innovativi. Il tutto condito sapientemente da splendide fotografie che sono, almeno per me, più invoglianti dei piatti in sé. Un pianeta a dir poco vasto, che necessita di tempo e pazienza per essere scandagliato a dovere!

E visto che il binomio fotografia+cibo è da me particolarmente apprezzato, colgo l'occasione per fare un grosso in bocca al lupo a Cristiana e al suo neonato Fotomicilla e vi segnalo l'ottimo e collaudato blog di Sandra che è davvero ottima sintesi di bravura culinaria e fotografica.
Il tutto augurandomi di seguire le stesse, prolifiche orme e di ritrovare il giusto piglio per far crescere questa mia piccola, ma amata, creatura.


giovedì 17 gennaio 2013

Wok in progress

Una decina d'anni fa comprai un grosso e pesante wok da Ikea, quello con il manico di legno, se qualcuno se lo ricorda.

Un pò per le dimensioni e un pò per il peso, un pò forse anche perchè nella mia testa questa strana pentola poteva servire solo a cuocere involtini primavera e pollo al cocco, lo chiusi in un armadio appena comprato e lì rimase fino al giorno in cui decisi di disfarmene perchè lo spazio da lui occupato mi sarebbe stato più utile per altro.

Negli ultimi anni invece, complice quel pò di esperienza culinaria in più, ho imparato che il wok può essere utile anche per preparare un'infinità di piatti della cucina mediterranea, con il vantaggio della rapidità e della necessità di pochissimi grassi. Così qualche mese fa ho deciso di riprovare e ne ho comprato un altro, decisamente di poche pretese per testare se davvero l'avrei utilizzato.

Beh, devo dire che lo scopro più utile ogni giorno che passa e lo sto usando davvero tanto e per tante cose: nei momenti in cui voglio (provare a) stare a dieta è fantastico per preparare cose semplici, light e comunque saporite, ma è altrettanto utile per friggere in modo ottimale utilizzando metà olio, per spadellare ogni tipo di verdura e lasciarla croccante, per mantecare la pasta...insomma un pò per tutto ciò che si fa con una padella tradizionale, solo che devo ammettere che il risultato è migliore e più veloce.

Prendiamo ieri sera: come all'incirca 350 gg all'anno (mi gioco un jolly di 10 gg bonus...che in realtà sono moooolti di più, ma amo prendermi in giro!), attualmente dieteggio e nel frigo mi aspettavano allettanti petti di pollo che desideravo fortemente non fare alla piastra. Ho pensato allora al wok e ho provato a fare una versione light di pollo al curry che è venuta proprio appetitosa! Ho tagliato il pollo a strisce sottili (erano 4 fette) e l'ho messo nel wok con un filino d'olio rigirandolo spesso; nel mentre ho affettato a julienne una zucchina e una carota e le ho unite al pollo, sempre mescolando bene (se l'olio è poco le cose tendono ovviamente ad attaccarsi, ma meno che in una padella tradizionale). Pochi minuti di cottura e ho aggiunto un bicchiere di latte e un'abbondante spolverata di curry, ho aggiustato di sale e ho lasciato terminare la cottura finchè il latte non si è rappreso il giusto. Nella versione non light avrei infarinato il pollo e si sarebbe formata una deliziosa cremina...ma il risultato devo dire che è stato comunque soddisfacente e gustoso.